Paesi della provincia di Cosenza
Amendolara
Amendolara è un piccolo borgo dell’Alto Jonio cosentino, la sua origine risale probabilmente all’età del Bronzo, come testimoniano alcuni reperti ritrovati nel Rione Vecchio. Il nome Amendolara deriva dal greco Amygdalaria, per via della produzione locale di mandorle, ottenute grazie alla sua posizione su alture pianeggianti e grazie alla fertilità del luogo, dovuta al passaggio dei fiumi Avena, Ferro e Straface.
La particolarità di questo borgo, composto del centro storico e dalla marina, è la cosiddetta secca di Amendolara; un’isola sommersa, distante circa 12 miglia dalla costa in cui la profondità del mare raggiunge appena i 20 mt; un tempo l’isola affiorava dal mare ed era conosciuta come Monte Sardo.
Tra le tante bellezze architettoniche, il più interessante è sicuramente
il Castello Normanno, costruito intorno all’anno 1000 su pianta triangolare, nella zona del Rione Vecchio, venne fatto restaurare da Federico II nel 1239, e fu dimora delle più influenti dinastie della Calabria.
Al suo interno è conservato un affresco risalente alla fine del XIII secolo, che raffigura la Crocifissione.
Circondato da possenti mura di cinta, in cui l’accesso è garantito da un ponte in pietra che sostituisce il vecchio ponte levatoio, la fortezza conserva un suggestivo colonnato in stile aragonese, dal quale si può godere di una splendida vista. In seguito ad un attento restauro, il castello ospita attualmente un prestigioso ristorante in stile normanno.
Altro baluardo difensivo che troviamo nel territorio di Amendolara, è la cosiddetta Torre Spaccata del 1517; i ruderi di una struttura a pianta circolare posta lungo la costa, utilizzata anticamente come punto di avvistamento delle navi nemiche.
Tra le architetture religiose, il Convento Domenicano, che domina dall’alto il centro storico del borgo, testimonia un pezzo di storia che va dal 1521, anno della sua edificazione, ad oggi. La struttura, che oggi fa parte del Palazzo Grisolia, vanta uno splendido chiostro circondato da archi in pietra, al cui centro si trova un’antica cisterna utilizzata per l’approvvigionamento idrico. Annessa al convento vi è la Chiesa di San Domenico, una struttura di alto valore architettonico, a cominciare da uno splendido portale in mattoni di epoca cinquecentesca, e da uno in marmo che dava accesso diretto al convento. L’interno, a navata unica con tetto in legno, custodisce un magnifico altare maggiore e alcuni affreschi di epoca bizantina.
A poca distanza, tra le viuzze del borgo, troviamo la Chiesa Madre di Santa Margherita Vergine e Martire, una struttura in stile romanico dotata di tre ingressi, quello principale corredato di un portale in stile barocco risalente al XIV secolo. L’interno, diviso in tre navate, custodisce alcuni affreschi di pregevole valore, una fonte battesimale in pietra intagliata del XV secolo, e uno splendido pulpito in legno di epoca barocca.
La Chiesa di Santa Maria, eretta in epoca bizantina, probabilmente sui resti di un più antico tempio greco, sorge nella zona del Rione Vecchio, nel centro storico del borgo. All’esterno possiamo ammirare la facciata in stile romanico, con alcuni rifacimenti in stile barocco, ma la parte che la rende inconfondibile è rappresentata dalla meravigliosa cupola in stile bizantino.
I ruderi della Chiesa di San Giovanni, di cui oggi rimangono alcuni muri e parte dell’abside, sono l’unica testimonianza italiana di un fenomeno storico-archeologico di grande portata. Detta anche Chiesa Armena, proprio per la sua pianta a croce libera, tipica delle chiese armene; la sua costruzione, che risale al X secolo, venne affidata a schiavi provenienti da quella terra.
Altre strutture religiose sono:
- la Cappella di Sant’Antonio Abate, costruita sui resti di un’antica chiesa bizantina
- la Cappella di Santa Lucia, opera dello scultore locale Antonio Sassone
- la Cappella di Sant’Anna, appartenente alla famiglia Lamanna
- la Cappella di San Rocco, appartenente alla famiglia Andreassi
- la Cappella dell’Annunziata, detta anche dei Greci, di epoca bizantina.
Tra le architetture civili, possiamo ammirare alcuni palazzi gentilizi di pregio:
Palazzo Andreassi, antica sede del municipio, venne più volte rimaneggiato nel corso dei secoli. La facciata principale presenta un portone di ampie dimensioni sovrastato da un loggiato, mentre quella opposta si affaccia sul canale della Scofea, da dove si può ammirare un fantastico panorama del litorale. L’interno, che vanta numerosi locali di ampie dimensioni, fu dimora della famiglia Andreassi già dal 1520.
Palazzo Melazzi, costruito in stile barocco, nel centro storico del borgo, presenta un portale in pietra su cui spicca uno stemma araldico della famiglia. L’interno, composto da stalle, rimesse, frantoio e una cisterna per l’approvvigionamento idrico, ospita attualmente il museo della civiltà contadina.
La Palazziata, affacciata su Largo Sant’Antonio Abate, presenta anch’essa elementi in stile barocco. La struttura fu antica dimora dei Marchesi Gallerano.
Palazzo Pucci, risalente al XVIII secolo, sorge fuori da quelle che un tempo erano le antiche mura di cinta, in un crocevia di passaggio per le carovane che si spostavano da sud a nord. Costruito con pietra locale di tufo, il palazzo vanta attualmente due logge da cui è possibile ammirare un suggestivo panorama, che si estende dalle montagne del Pollino fino al mare.
Scendendo verso la Marina, troviamo i ruderi di Statio ad Vicesimum, quella che anticamente era una stazione di sosta per viandanti. Nei dintorni sono ancora visibili i resti di cisterne per l’approvvigionamento idrico, vasche di decantazione poste su diversi livelli e un grande serbatoio in parte ancora interrato.
Per gli amanti della cultura non può mancare una visita al Museo Archeologico Vincenzo Laviola, inaugurato nel 1996. Al suo interno possiamo ammirare resti risalenti all’età del bronzo e del ferro (vasi in terracotta, strumenti in metallo e armi) rinvenuti nell’area del Rione Vecchio, reperti dell’area archeologica della città di Lagaria (statuette votive, monete in bronzo e pesi da telaio), rinvenuti sul Colle di San Nicola e resti di alcune necropoli (corredi funerari) rinvenuti presso le zone di Paladino-Mancosa e Agliastroso.
Lungo le vie del borgo, all’interno di antiche botteghe, si possono ancora ammirare artigiani intenti nel loro lavoro; il legno, il ferro e la ceramica prendono forma dalle sapienti mani di umili protagonisti di un fiorente passato che resiste all’evoluzione dei tempi. Oggi in questo borgo si possono trascorrere giornate all’insegna del relax, gustando lunghe camminate immersi nei verdi pini dei boschi di Straface o nella finissima sabbia del lungomare, avvolti da profumi inebrianti e da panorami mozzafiato.
E per il palato una cucina semplice e genuina come i tradizionali Rascjcatilli o i deliziosi Ferrazuoli, pasta fresca al pomodoro e basilico o ragù d’agnello, con l’aggiunta di un pizzico di peperoncino piccante, che da queste parti non può mai mancare, il tutto arricchito con scaglie di ricotta stagionata, grattugiata direttamente sulla portata.
La festa patronale si svolge l’ultima domenica di aprile, in onore a San Vincenzo, caratterizzata dall’accensione di falò, noti come fucarazzi, lungo le vie del borgo.
NG
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